Progetto Inclusione
Per favorire il successo formativo di ciascun alunno presente a scuola, il Collegio ha presente questo anno scolastico, oltre i documenti già punto di riferimento nell’attuazione dei percorsi inclusivi,anche la nota 1143 del 17 – 5 – 2018 del MIUR ” L’autonomia scolastica,quale fondamento per il successo formativo di ognuno ” in cui grande rilievo viene dato alla prospettiva dell’inclusione educativa e di istruzione……quale garanzia per l’attuazione del diritto alle pari opportunità e per il successo formativo di tutti”.
Perciò, l’esercizio del diritto all’educazione e all’istruzione nell’ambito dell’istruzione obbligatoria ( art.34 della Costituzione) non può essere impedito dalla presenza di difficoltà nell’apprendimento scolastico, siano esse legate a sostituzioni di handicap o di svantaggio che, peraltro, non vanno tra loro confuse.
Nella consapevolezza che “l’alunno in condizione di handicap pone alla scuola una domanda più complessa di aiuto educativo e di sostegno didattico”, consideriamo il termine integrazione in senso ampio come un processo che presuppone l’integrazione delle specificità di ogni singolo alunno, delle varie conoscenze, dei diversi modi di apprendere e di interagire.
L’integrazione si snoda in un lungo percorso continuo, che necessità di essere pensato e riscoperto in ogni momento. Tale concetto ha valore anche in assenza di handicap.
Un obiettivo fondamentale dell’integrazione è,nello specifico, quello di aiutare il soggetto con handicap ad interagire con la normalità, degli altri e propria, e non solo con la patologia.
Gli Alunni in situazione di handicap vengono in contatto con più Docenti, che pur nelle diversità dei ruoli, sono tenuti a individuare e mettere in funzione tutti gli strumenti idonei a sviluppare le potenzialità dell’alunno.
Pertanto, i docenti ai quali è affidato l’Allievo in situazione di handicap concorrono a promuovere il processo formativo dell’allievo .
In classe è naturalmente necessario attivare un intervento didattico con caratteristiche particolari. Nelle attività didattiche si evidenzia l’importanza di un intervento basato su argomenti ampi affrontabili a diversi livelli di competenza, di una programmazione in parallelo fra quello che fa tutta la classe e quello che fa il bambino in difficoltà, della collaborazione (con scambio di ruoli, in certe situazioni) fra insegnante curricolare e insegnante di sostegno e l’utilità di lavori a piccoli gruppi.
Fuori della classe, nel rapporto uno ad uno, per poche ore alla settimana vengono proposte attività che necessitano di questa condizione, mirate a specifici bisogni del bambino.
Inoltre, poiché le ore che l’insegnante di sostegno dedica a due alunni (ritenuti, dallo psicologo, con handicap più gravi rispetto agli altri) sono esigue, è stata avanzata la richiesta di due assistenti ai servizi sociali dell’ente comunale, le quali svolgono attività laboratoriali in un rapporto uno ad uno, per venire incontro ad alcune necessità che questi alunni presentano.
L’ Inclusione di ciascun alunno, pertanto ,quale sinonimo di diritto all’istruzione sancito dalla Costituzione e indicatore fondamentale della qualità dell’offerta formativa ( D.L. 62/ 2017 ), è una
dimensione scolastica nella quale tutti gli operatori, a vario titolo,prestano costante attenzione, anche con forme di innovazione organizzativa che garantiscano maggiore efficacia del servizio
scolastico.( art.25 Dlg.vo 165/2001 ).
BES: che cos’è?
Nei BES sono inclusi i disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) come dislessia, disgrafia, discalculia, iperattività…, difficolta che possono essere certificate con un sistema diagnostico-clinico da un medico e che pertanto possono essere certificate, ma nei BES rientrano anche altre
situazioni che possono rendere “difficile” l’apprendimento e che hanno come conseguenza uno scarso profitto scolastico.
In quest’ottica parliamo di BES (BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI):
un bambino ha un BES quando il suo “funzionamento” nell’apprendimento e nello sviluppo incontra una qualche
difficoltà che, in alcuni casi ha solo un carattere transitorio. Le difficoltà di cui stiamo parlando non sono una conseguenza di una causa specifica, ma derivano dall’incrocio di molti fattori che
riguardano sia il bambino stesso, sia i contesti che egli abita.
Ad esempio, un apprendimento difficile può derivare dalla combinazione di:
- DIFFICOLTA’ EMOZIONALI
- DIFFICOLTA’ COMPORTAMENTALI
- DIFFICOLTA’ nell’AMBITO PSICO-AFFETTIVO
- DIFFICOLTA’ causate da PARTICOLARI CONDIZIONI FISICHE
- DIFFICOLTA’ dovute a FATTORI CONTESTUALI-AMBIENTALI
- DIFFICOLTA’ TRANSITORIE legate a
situazioni di forza maggiore